Il valore degli ITS per la formazione professionale dei giovani

La formazione dei giovani studenti che hanno bisogno d’inserirsi nel mondo professionale si è arricchita di nuovi strumenti, gli ITS; in questo articolo descriviamo qual è il loro ruolo e come la Regione Friuli Venezia Giulia stia facendo da apripista nei confronti delle altre regioni italiane nel campo della formazione post-diploma.

ITS: cosa sono e qual è la loro funzione

Il mondo del lavoro in quest’ultimo decennio è diventato sempre più mutevole e selettivo. In un mercato globalizzato dove la trasformazione digitale sta avendo luogo, stravolgendo molte tra le professioni esistenti e creandone di nuove, è necessario che anche l’offerta formativa si adatti al contesto.

Per preparare i giovani di oggi alle sfide del futuro, sono nati gli ITS (Istituti tecnici superiori), strutture formative in grado di offrire ai ragazzi che hanno appena terminato le scuole superiori o gli istituti tecnici un’istruzione basata su alcune figure professionali emergenti, molto richieste dai datori di lavoro delle diverse aree merceologiche e produttive.

Gli ITS, attivi dal 2008, possono rivelarsi una valida alternativa ai percorsi universitari e permettono ai giovani post-diplomati di seguire un corso di formazione ad alta specializzazione tecnica, la cui durata può arrivare a toccare le 2000 ore.

Ciascun corso, al di là della sua tipologia, viene suddiviso in due semestri e prevede che il 30% del monte ore complessivo venga svolto in un’azienda. In questo modo lo studente può sperimentare concretamente cosa accade all’interno di un ambiente di lavoro, sviluppando sia le competenze professionali vere e proprie (le cosiddette hard skills), sia le competenze trasversali (le cosiddette soft skills), che comprendono un allenamento all’empatia, al lavoro di squadra, al problem solving, all’autonomia decisionale e alla leadership.

La competenza nell’organizzazione dei corsi degli ITS è in capo alle regioni, che devono individuare ogni tre anni le aree professionali emergenti che richiedono il maggior apporto di figure professionali occupabili.

Sul piano operativo, i corsi sono tenuti da Fondazioni composte da Istituzioni scolastiche, aziende ed enti locali. La valenza professionalizzante è rafforzata dal fatto che una parte consistente del corpo docente è costituita da manager e imprenditori che hanno maturato un’importante esperienza sul campo.

Le sfide del futuro non fanno paura se si valorizza il capitale umano

 Si pone la necessità di creare un ponte ideale tra le competenze teoriche apprese durante il percorso scolastico e quelle pratiche e operative, sempre più richieste negli ambienti di lavoro, dove i processi produttivi si adattano ai progressi delle nuove tecnologie digitali.

Intelligenza artificiale, robotica e meccatronica stanno prendendo piede e promettono di stravolgere i ritmi e i contesti lavorativi, trasformando le professioni tradizionali e creandone di nuove.

Se all’apparenza tutto questo può destare sensazioni di spaesamento e paura per il futuro, è bene ricordare che la società ha già attraversato più volte fasi repentine di trasformazione dei processi economici, basti pensare alle precedenti rivoluzioni industriali.

L’apprendimento non deve più essere fine a se stesso, ma deve recare con sé quella capacità di duttilità e resilienza che permetteranno ai giovani della generazione Z (che indica coloro che sono nati tra il 1997 e il 2010) di restare competitivi, al di là del settore lavorativo nel quale andranno ad inserirsi. Questa considerazione può essere valida anche per la generazione precedente, quella dei Millennial, nati negli anni Ottanta e Novanta.

Analizzando più estesamente il concetto di resilienza, va specificato che essa aiuta mantenere una forte dose di autostima e di consapevolezza sul progetto di vita di ogni persona, superando le difficoltà che il mercato del lavoro mette in campo, in un’ottica di continuo auto-miglioramento.

La formazione, da strumento eterodiretto, deve tradursi in allenamento al pensiero critico e auto-critico, mettendo in luce il fatto che sarà sempre la persona nella sua ricchezza conoscitiva, intellettuale, morale e relazionale il fulcro di un ambiente di lavoro meritocratico e positivo; nessuna innovazione tecnologica, per quanto radicale e foriera di paure e preoccupazioni, può esistere senza confrontarsi con il capitale umano, come mostrato sapientemente da un reportage della trasmissione televisiva d’inchiesta “Presa Diretta”, condotta dal giornalista Riccardo Iacona.

Gli ITS si rivelano spazi d’inclusione sociale, in grado di arginare il triste fenomeno dei NEET (acronimo inglese di not engaged in education, employment or training), cioè dei giovani che non percepiscono davanti a loro alcuna prospettiva lavorativa, e che non sono inseriti nemmeno in attività di formazione o stage.

In tal senso gli ITS, in rapporto ad altre realtà didattiche e formative, sembrano avere una marcia in più, soprattutto se osserviamo le statistiche più recenti che riguardano la nostra regione, il Veneto.

Gli ITS in Friuli Venezia Giulia: alcuni numeri

Secondo le recenti statistiche pubblicate dal MIUR (Monitoraggio ITS Indire 2021 – https://www.miur.gov.it), si registra su scala nazionale un progressivo costante aumento degli iscritti agli istituti tecnici superiori; gli iscritti sono in prevalenza maschi (il 72,6%), tra i 20 e 24 anni (il 42,4%) e tra i 18-19 anni (il 38%) in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado ad indirizzo tecnico. Inoltre, la percentuale di placement (cioè di coloro che trovano un impiego) a un anno dalla fine dei corsi è del 92% ed è in un’area coerente con il percorso di studi.

In Friuli Venezia Giulia, gli ITS in quest’ultimo decennio si sono rivelati un ottimo investimento formativo per l’inserimento dei giovani post-diplomati nel mercato del lavoro.

Il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione italiana con minor tasso di abbandono dei percorsi formativi ed i percorsi sono valutati in modo molto positivo in termini di efficacia.
Attualmente, in regione sono presenti 4 ITS che offrono l’opportunità di scegliere tra diversi percorsi di formazione tecnica superiore, di durata biennale o triennale, all’interno di specifici settori professionali:

I.T.S. PER LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE J.F.KENNEDY, opera nell’area delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. È uno dei tre ITS in Italia ad avere un orientamento specificatamente informatico ed ha sede a Pordenone;

MITS – NUOVE TECNOLOGIE PER IL MADE IN ITALY, dedicata a coprire i nuovi fabbisogni professionali richiesti dalle aziende del settore meccanico, comprendente anche l’industria aeronautica. Opera anche nel settore del sistema casa e arredo/legno, agro-alimentare e in quello delle macchine agricole ed ha sede a Udine;

I.T.S. VOLTA – NUOVE TECNOLOGIE DELLA VITA, con focus sull’attività formativa in risposta ai bisogni professionali richiesti dalle aziende biohightech e con sede a Trieste;

I.T.S. ACCADEMIA NAUTICA DELL’ADRIATICO, dedicata a coprire i nuovi fabbisogni professionali richiesti dalle aziende del settore marittimo e logistico ed ha sede a Trieste.

Sicuramente uno dei punti di forza degli istituti tecnici superiori della regione è il dare valore alla formazione di figure tecniche altamente specializzate, in grado di interpretare le innovazioni dei processi produttivi nel settore meccanico, informatico e nell’industria andando ad incrociare i bisogni specifici e le eccellenze del territorio, come ad esempio quella nel settore delle biotecnologie o quella del settore marittimo.
Visti i risultati incoraggianti, l’auspicio è che si continui a potenziare quel circuito virtuoso in grado di creare una sinergia vincente tra mondo della scuola e mondo delle imprese.
Per ulteriori informazioni sulle Academy regionali vi consigliamo di consultare le sezioni apposite dei siti https://www.regione.fvg.it e http://www.giovanifvg.it, oltre al sito dedicato https://www.sistemaitsfvg.it .

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