Apprendimento non formale e learning community

Alcuni spunti di riflessione

La comunità che apprende va oltre il suo ruolo istituzionale di fornire istruzione e formazione ma crea un ambiente partecipativo per valorizzare il potenziale di tutti i cittadini

L’apprendimento non formale: introduzione alla scala dell’apprendimento

Negli anni ‘70 la Rover Motor Company, produttrice britannica di automobili, fu coinvolta in continue controversie con la sua forza lavoro che influenzarono la reputazione e la qualità dell’azienda stessa. I consulenti della John Moores University di Liverpool individuarono numerose debolezze, tra cui la mancanza di profonda responsabilità tra la forza lavoro, che generava noia e risentimento.

La soluzione fu quella di cambiare la struttura in una “organizzazione che apprende” (“learning organisation”), in base alla quale le decisioni venivano prese al momento più appropriato e per consentire ai lavoratori di avere una maggiore responsabilità nello sviluppo dei prodotti.

Fu così creato il “Rover Learning Business”, operativo in tutti i settori dell’azienda per implementare le nuove strategie.

I lavoratori diventarono discenti e per la maggior parte di loro fu una nuova sfida. Molti, soprattutto quelli più anziani, avevano perso l’abitudine di apprendere.

La soluzione fu quella di offrire a ciascuno di essi una somma di denaro per frequentare un corso, ovunque e in qualsiasi materia, non necessariamente legato al proprio lavoro, semplicemente per incoraggiare l’attitudine all’apprendimento. Alcuni manifesti furono appesi in ogni sezione dell’azienda Rover con i seguenti punti:

  1. L’apprendimento è l’istinto umano più naturale
  2. La creatività, il coinvolgimento e la collaborazione sono alimentati da apprendimento e sviluppo
  3. Tutti fanno due lavori: il proprio impiego e il miglioramento del proprio impiego
  4. Le persone possiedono ciò che hanno creato
  5. Le persone hanno bisogno del lavoro e sono felici quando il loro lavoro viene apprezzato
  6. La creatività e l’ingegnosità sono gravemente sottovalutate
  7. La Direzione Aziendale non ha tutte le risposte

Evidentemente, per quanto concerne questa azienda, l’apprendimento è fondamentale e non importa se formale, informale o non formale, e il fatto che l’azienda sia disposta a pagare per convincere i propri dipendenti ad apprendere, indipendentemente dalla materia e dal fatto che comporti o meno un diploma, dimostra che l’apprendimento non formale è altamente riconosciuto. Purtroppo questo non è servito a salvare l’azienda dall’acquisizione da parte di gruppi più grandi, ma in generale anche questi gruppi hanno un’impostazione simile come strategia di sopravvivenza.

Questo aneddoto ha portato a ulteriori approfondimenti sulla natura dell’apprendimento e sulle tappe del viaggio che tutti coloro che apprendono possono intraprendere. Sulla base delle mie esperienze nelle scuole, nell’industria e nell’istruzione universitaria, propongo una progressione dell’apprendimento costituita da passi successivi, visualizzati come gradini di una scala. La scala non distingue tra motivazioni formali e non formali, ma suggerisce che, per raggiungere i gradini più alti, ci deve essere una specie di propulsione interna che valorizzi l’apprendimento per il proprio bene anziché per l’occupazione. In un certo senso questa è l’essenza dell’apprendimento non formale che è, secondo le parole del “Rover Learning Business”, “l’istinto umano più naturale”. Perché vogliamo sapere. Perché siamo umani. Perché è la più nobile delle attività. Perché vogliamo essere più saggi.

La scala dell’apprendimento

Un viaggio personale dall’ignoranza alla saggezza

La scala dell’apprendimento è utile per capire il ruolo dell’apprendimento non formale e il suo progresso per i discenti.

Figura 1
La scala dell’apprendimento

I gradini sempre più alti confermano la difficoltà crescente a raggiungere la fase successiva, ma la progressione è logica e costituisce una sfida per ogni discente a sviluppare il proprio potenziale.

Ignoranza

Il livello dell’ignoranza può essere involontario o deliberato.

Molti di noi ignorano molte cose semplicemente perché non le hanno mai affrontate, o perché scelgono di non imparare.

In effetti tale è l’impatto dell’esplosione della conoscenza (la quantità totale di informazioni al mondo si raddoppia ogni due o tre anni) che la maggioranza di noi è destinata a rimanere nell’ignoranza.

Tuttavia, non appena decidiamo di mettere i nostri piedi sulla scala dell’apprendimento possiamo decidere quanto vogliamo salire nei confronti di una varietà di argomenti differenti.

Così ognuno di noi avrà molte scale di apprendimento su cui poter salire.

Informazione

Il gradino dell’informazione fornisce il minimo necessario per stare al di sopra dell’ignoranza.

È uno stato di minima consapevolezza. Può trattarsi del colore degli occhi di una persona, o di una serie di fatti, o addirittura di una poesia, o la data del primo viaggio di Colombo in America, il 1492.

Non è richiesta alcuna comprensione. Gran parte del curriculum scolastico è così.

Nozioni da imparare e memorizzare per essere ripetute durante gli esami.

Conoscenza

Il gradino della conoscenza è un passo oltre la memorizzazione, in quanto apporta un’analisi critica.

Può comportare l’insieme di informazioni diverse per giungere a una conclusione su un tema o su una persona.

Potrebbe essere la conoscenza del nome della nave di Colombo, il modo in cui ha trovato il finanziamento per il viaggio, i pericoli che ha affrontato.

Ancora una volta la comprensione non può essere presente a questo livello: sapreste solo che Colombo ha compiuto il viaggio per una qualche ragione, anche se questa non è chiara.

Comprensione

Il livello della comprensione risponde alle domande perché e come.

È un processo più profondo della conoscenza in quanto permette di applicare la conoscenza con la certezza che ci sarà un risultato prestabilito.

Non c’è comprensione senza conoscenza.

Per comprendere non si utilizzano solo le competenze di analisi critica, ma le si estende ad una comprensione completa del soggetto e degli argomenti che lo influenzano.

Una comprensione del viaggio di Colombo comporta, ad esempio, la conoscenza dello sfondo storico del periodo, la progettazione delle navi, lo stato dell’arte di navigazione all’epoca e le condizioni a bordo della nave.

Giudizio critico

Il giudizio critico si ha quando il discente ha raggiunto il livello di comprensione e può riflettere ed estrapolare qualcosa da questa comprensione.

Intuizione

L’intuizione può essere un lampo di ispirazione che porta a una scoperta, come Archimede nella vasca o l’esperienza della mela di Newton, o lo sviluppo di una politica attenta e motivata che tiene conto di tutti i fattori conosciuti. I pensatori di livello superiore hanno la capacità di distinguere l’oro vero da quello falso.

Sapere

Questo è il livello cui poche persone accedono. Le persone sagge si trovano sulla cima più alta della montagna e sondano il panorama dell’umanità.

Non sono soggetti alle piccole faide e ai sentimenti della maggior parte di noi.

Possono avere un’intelligenza penetrante, dimostrare un buon giudizio e impostare un esempio guida.

Eppure non per questo sono privi di emozione o di umanità. I giudici e i ministri del governo dovrebbero essere uomini saggi, ma la maggior parte non lo è.

Così come i vincitori del premio Nobel. Possiamo trovare molti esempi di persone sagge della storia, ma molto pochi nel mondo di oggi. Nelson Mandela, forse?

Lo statuto del discente

In Europa, la coscienza dell’importanza dell’apprendimento permanente ha subito una grossa spinta nel 1996, anno designato dalla Commissione Europea come “anno europeo dell’apprendimento permanente”.

Con l’aiuto dell’Iniziativa Europea per l’Apprendimento Permanente e di altre organizzazioni in tutta Europa, si sono tenute conferenze, simposi e approfondimenti su ciò che si intende per apprendimento permanente.

Molti paesi, dimenticando la parola “permanente”, lo hanno interpretato come “più educazione per gli adulti”, aumentando il loro impegno per l’educazione delle persone oltre i 25 anni. Per quanto questa fosse una risposta necessaria, l’istruzione dei giovani continuava come prima.

Qualche Regione ha invece capito che la parola “permanente” significa “per tutta la vita”, dall’infanzia alla vecchiaia, e ha sviluppato diverse strategie per garantire che i bambini in età scolastica, per esempio, vengano già preparati ad una vita di apprendimento, appunto permanente.

Fino a questo momento l’apprendimento non era altro che istruzione e formazione, dall’alto verso il basso, basato sul programma del docente e fornito a orari prestabiliti, in luoghi prestabiliti e utilizzando metodologie prestabilite.

Lo studente, a meno che non fosse altamente motivato, aveva poca o nessuna titolarità nei confronti del processo, del contenuto o della sede dell’apprendimento. Il dibattito su come rendere l’apprendimento più umano, più interessante, più accessibile e più adatto allo scopo in un mondo in continua evoluzione è ancora in corso in molti Paesi.

La figura 2 mostra alcune differenze tra istruzione, formazione e mondo dell’apprendimento.

Tabella 1
Dall’era dell’educazione e formazione all’era dell’apprendimento permanente

Si può vedere che l’aspetto non formale dell’apprendimento è notevolmente aumentato di importanza in quanto lo sviluppo di nuovi strumenti e tecniche come E-portfolio, statuti dei discenti, piani di apprendimento personali, strumenti di mentoring, cittadinanza attiva, audit, festival di apprendimento ed e-learning hanno trasformato il mondo dell’apprendimento e dei discenti.

Gli enti di apprendimento hanno iniziato anche ad abbracciare nuovi approcci.

Più attenzione al discente come cliente, al contributo delle comunità locali, alle tecniche di apprendimento collaborativo a livello locale, nazionale e internazionale, alle partnership, ai programmi di consultazione, ecc., stanno cambiando le loro prospettive, stanno diventando vere “learning c”.

Nonostante tutti questi sviluppi, c’è ancora molto da fare. L’ignoranza regna ancora in molte parti del mondo e le forze dell’estremismo stanno guadagnando terreno in molti Paesi.

Non rientra nell’ambito di questo articolo descrivere i molti aspetti delle Learning Cities e Learning Regions, tuttavia, le informazioni sotto riportate racchiudono il concetto.

Learning cities – Facing the future

Una città che apprende è quella con piani e strategie per incoraggiare la crescita personale, la coesione sociale e la creazione di una ricchezza  sostenibile attraverso lo sviluppo del potenziale umano di tutti i suoi cittadini e dei partenariati di lavoro tra tutte le sue organizzazioni.

L – Leadership: Lega la propria strategia allo sviluppo di corsi e competenze di leadership e di apprendimento per l’intera comunità

E – Employament and employability: Elabora piani per definire skills e competenze che rendano appetibili sul mercato del lavoro tutti i suoi cittadini

A – Aspirations: Attiva il potenziale creativo dei suoi cittadini attraverso una strategia per incoraggiare l’utilizzo di piani personali di apprendimento, mentori e guide per i cittadini di tutte le età

R – Resources: Libera tutto il potenziale delle risorse di cui dispone la comunità, incluse le risorse umane, promuovendo delle partnership reciprocamente vantaggiose tra settore pubblico e settore privato

N – Networks: Promuove la tolleranza e l’apertura mentale attraverso progetti per l’integrazione tra i cittadini di tutte le razze, le età e le religioni a livello locale, nazionale ed internazionale

I – Informations: Accresce la participazione all’apprendimento sviluppando strategie innovative per fornire informazioni nei punti di incontro e campagne informative proattive per promuovere l’apprendimento

N – Needs and Requirements: Promuove una cultura dell’apprendimento verificando proattivamente le esigenze di apprendimento di tutti i suoi cittadini e mettendo a disposizione le opportunità per soddisfarle

G – Growth: Genera ricchezza attraverso una strategia ben definita per lo sviluppo del proprio talento umano e dei progetti innovativi con altre learning community

C – Change management: Coltiva dei programmi che consentono ai cittadini di affrontare positivamente e senza paura un mondo in rapido cambiamento

I – Investment: Influenza il futuro legando le strategie di apprendimento a strategie finanziarie interdipartimentali

T – Technology: Trasforma la città in un moderno centro di apprendimento attraverso l’uso efficace delle nuove tecnologie di apprendimento

I – Involvement: Induce i cittadini a contribuire alla vita e alla cultura metropolitana costruendo database delle loro competenze e incoraggiandoli a metterli a disposizione degli altri

E – Environment: Attiva dei programmi che consentono a tutti i cittadini di intraprendere azioni positive a favore dell’ambiente

S – Sustainability: Istituisce procedure di monitoraggio che assicurano che tutti i programmi sono sostenibili e garantiscono un’efficacia duratura

Figura 2
Roberto Cantarutti, dalla serie dedicata a Urlo di Allen Ginsberg, 2016, ossidi e acrilico su carta da pacco applicata su tavoletta di compensato, 50,4×37,5 cm

Quale futuro? Un aspetto positivo del modo in cui le città che apprendono possono influenzare il futuro dell’apprendimento non formale è come possono collegarsi insieme per scambiarsi esperienze e molto altro ancora. Un esempio è il progetto PALLACE che ha collegato città e regioni in quattro continenti per esplorare come apprendono gli uni dagli altri. I risultati hanno aperto uno stuzzicante scorcio verso un mondo interattivo di apprendimento non formale, molto diverso da quello di oggi, in cui i collegamenti tra stakeholder hanno portato a:

  • Scuola con scuola: per aprire le menti e favorire la comprensione dei giovani.
  • Università con Università: ricerca e insegnamento comune per aiutare le comunità a crescere.
  • Scuole di formazione con scuole di formazione: per consentire agli adulti di interagire tra di loro.
  • Azienda con azienda: per sviluppare l’interscambio e il commercio.
  • Ospedale con ospedale: per scambiarsi conoscenze tecniche e personali.
  • Persone con persone: per eliminare gli stereotipi e creare una consapevolezza in merito ad altre culture, confessioni e costumi.
  • Museo con museo, biblioteca con biblioteca, amministrazione con amministrazione.

Questi collegamenti possono toccare sia il mondo sviluppato che quello in via di sviluppo in modo che, ad esempio, Brisbane, Seattle, Southampton, Shanghai, Sao Paolo e Kabul formino un gruppo di Learning Cities tra centinaia di reti simili.

Potremmo immaginare che un decimo dei soldi usati per sviluppare soluzioni militari potrebbe essere investito in persone e strumenti per fare sì che più di 100 di questi gruppi possano lavorare in modo efficace. È molto improbabile, che ciò si realizzi, ma se le reti fossero correttamente gestite potrebbero essere considerate importanti risorse aggiuntive. Non è questa una delle sfide chiave per le Learning Cities? Non è questo un nobile obiettivo? Sì, potrebbe sembrare un’idea stupida e irrealistica ma proviamo ad immaginare I possibili vantaggi:

  • Migliaia di persone e organizzazioni che contribuiscono alla soluzione di problemi sociali, culturali, ambientali, politici ed economici in ogni rete.
  • Un grosso passo in avanti nella comprensione reciproca e una trasformazione della mente attraverso una maggiore comunicazione tra le persone e le organizzazioni.
  • Sviluppo economico, commerciale e tecnico attraverso il contatto tra imprese e industria.
  • Interazione e coinvolgimento attivi e un enorme aumento delle risorse disponibili grazie alla mobilitazione di talenti, abilità, esperienze e creatività tra città e regioni.
  • Meno rifugiati: i problemi di integrazione possono essere anticipati e affrontati attraverso la cooperazione tra le città.
  • È sostenibile perché è molto più diffusa. I governi e le ONG non sono più gli unici promotori di aiuti per chi è in fase di sviluppo. L’azione è ora condivisa con le città e, attraverso di esse, con le persone.
  • Le organizzazioni e le istituzioni della città/regione assumono un respiro internazionale.
  • Infine tre grandi vantaggi: comprensione – comprensione – comprensione che porta a soluzione – soluzione – soluzione.

E così, ogni città o regione dovrebbe avere e promuovere il proprio “statuto dei discenti”, una carta dei diritti dei discenti della città o regione. Ne è un esempio lo statuto del discente riportato.

Uno statuto del discente

  • Cibo di qualità, salute e apprendimento efficace sono elementi interdipendenti del biosistema umano;
  • Come cittadini, voi avete il diritto di apprendere e di sviluppare appieno il vostro potenziale per tutta la vita;
  • Il vostro diritto all’apprendimento è indipendente dalla religione, dall’origine etnica, dall’età, dalla nazionalità o dal sesso;
  • In quanto beneficiari e clienti dell’apprendimento, i vostri bisogni hanno assoluta priorità;
  • Nei limiti del possibile, l’apprendimento vi sarà fornito dove, quando e come lo desiderate;
  • Il valore dell’apprendimento verrà attivamente promosso e incoraggiato in tutto l’arco della vostra vita Il vostro stile personale di apprendimento verrà riconosciuto e assecondato;
  • Indipendentemente dalla presenza di eventuali difficolta di apprendimento, voi avete il diritto di ricevere un aiuto esperto all’interno di sistemi sofisticati di supporto e di orientamento;
  • Avrete accesso a risorse moderne per l’apprendimento, dovunque si trovino;
  • Nei limiti del possibile, avrete la titolarità, e il controllo, sul vostro apprendimento;
  • Quale che sia il tipo di apprendimento da voi prescelto, esso verrà trattato con rispetto, riconoscimento e apprezzamento.
Fonte: European policy report on the local and regional dimensions of Lifelong Learning, 2006

Materiali ed esercizi

Infine ci sono soluzioni sul web. Il sito www.longlearn.info contiene materiale, disponibile gratuitamente, con spunti molto interessanti sull’apprendimento non-formale e sulla sua promozione.

I seguenti materiali didattici sull’apprendimento non formale vengono presentati in modo tale da aprire le menti attraverso l’attenzione e la discussione su questioni locali rilevanti per la città propria dei discenti.

In alternativa possono essere utilizzati come moduli di autoapprendimento.

Ci sono più di 40 moduli divisi in lezioni e compiti, più di 200 ore di materiale didattico che può essere utilizzato per ispirare i leader della città e delle regioni, i dipendenti, i giovani nelle scuole e nelle università, e i cittadini stessi nei centri comunitari.

Più sotto ci sono alcuni esempi dei moduli.

Capitoli 5 e 7:

Trattano aspetti dell’apprendimento non-formale e forniscono materiali per educatori e “learning city leaders”.

Capitoli 2, 6, 8 e 9:

Contengono importanti indicazioni su come promuovere l’apprendimento non formale.

“Il percorso verso l’attuazione di concetti di apprendimento permanente nelle città e nelle regioni è innanzitutto una risposta alla complessità del cambiamento, della cultura e della civiltà nel mondo moderno e dovrebbe essere riconosciuto in questi termini. Ma, nonostante le condizioni di supporto all’apprendimento messe a disposizione, alla fine sono i singoli cittadini che esercitano la scelta di imparare o non imparare.”2

Capitolo 2 sessione 2.2:

Questa sessione esplora l’idea di una società dell’apprendimento e la lega allo sviluppo di città e regioni che apprendono.

Richiede al discente di sviluppare la sua visione e poi, attraverso una serie di esercizi, esamina le diverse interpretazioni e i diversi risultati, portando infine alla necessità di sviluppare un piano di cambiamento culturale per la città o la regione.

Capitolo 5, sessione 5.1:

Nella società dell’apprendimento permanente, l’attenzione è rivolta ai bisogni e alle esigenze degli individui come discenti.

Essi diventano determinanti di cosa, dove, quando e come impareranno e come aiuteranno a costruire le città e le Regioni che apprendono. Questa sessione, pertanto, riprende il capitolo sugli strumenti e le tecniche per stimolare e ispirare le persone esplorando perché la capacità di apprendimento da parte del discente è importante e come la città possa contribuire a influenzare il cambiamento dei cuori e delle menti.

Compiti ed esercizi introducono metodi di valutazione del miglioramento personale e dell’apertura mentale, e rivedono la carta dei diritti di apprendimento nel contesto delle esigenze individuali di apprendimento.

Capitolo 8, sessione 8.4:

L’educazione degli adulti non è immune dalle influenze del mondo esterno.

Sebbene sia orientata alla formazione professionale o al tempo libero, le nuove tecnologie offrono opportunità e obblighi per aprire le menti dei discenti adulti all’influenza che la globalizzazione e gli imperativi dell’istruzione impongono.

Il progetto PALLACE ha creato un collegamento tra gli enti di educazione degli adulti che ha consentito al loro staff e agli studenti di progredire e prosperare intellettualmente, immaginativamente e creativamente verso un futuro internazionale.

In questa sessione, quindi, una serie di compiti ed esercizi consente allo studente di esplorare i motivi, le attività presenti e le possibilità future dell’educazione degli adulti, in un contesto internazionale.

Le autorità locali e regionali svolgono un ruolo importante per contribuire a rendere tutto questo possibile.

Capitolo 9, sessione 9.4:

Questa sessione intende migliorare l’apprendimento non formale nelle città e regioni che apprendono.

Non è vero che le questioni pedagogiche sono noiose e sono adatte solo agli esperti del settore educativo.

Tutti siamo stati sottoposti a diverse esperienze nell’educazione e c’è molto da apprendere da coloro che hanno un’ampia conoscenza del perché, cosa e come le persone di tutte le età imparano.

Le città e le regioni che apprendono del XXI secolo devono essere alveari di esseri umani attivi, stimolati e in costante apprendimento e, per raggiungere questo obiettivo, i metodi educativi e la mentalità per l’apprendimento devono cambiare.

Questa sessione introduce ed esplora quindi cinque temi principali, vale a dire la capacità dell’apprendimento, il vero ruolo degli esami, il curriculum basato sulle competenze, l’apprendimento attivo e l’accento sul discente, nessuno dei quali è ben compreso nella maggior parte dei luoghi di apprendimento.

Una serie di 30 compiti ed esercizi porta il discente ad un viaggio di esplorazione dell’apprendimento in tutto il mondo

Norman Longworth
Professore universitario
Ex Presidente di “European Lifelong Learning Initiative”

Consulente di “Institute on Lifelong Learning’s International Platform on Learning Cities” dell’UNESCO

 

L’articolo è stato pubblicato nella rivista Quaderno di orientamento – numero 51 – secondo semestre 2017.

Tutti i numeri della rivista sono consultabili al seguente link

 

Bibliografia

  • Longworth N., Lifelong Learning – New vision, new implications, new roles’ (Kogan Page (now Taylor and Francis), 1996)
  • Longworth N., ‘Lifelong Learning at Work: Learning Cities for a Learning Century’ (Kogan Page (now Taylor and Francis), 1999)
  • Longworth N., European Commission Policy paper on the Local and Regional Dimension of Lifelong Learning (DG EaC, 2001)
  • Longworth N., ‘Lifelong Learning in Action – Transforming Education in the 21st century’ (Kogan Page (now Taylor and Francis), 2003)
  • Longworth N., ‘Learning Cities, Learning Regions, Learning Communities – Lifelong Learning and Local Government’ (Taylor and Francis, 2006). Edizione italiana: ‘Città che imparano. Come far diventare le città luoghi di apprendimento’ (Raffaello Cortina Editore, 2007)
  • Longworth N., Perspectives on Learning Cities and Regions (with Prof. Michael Osborne) (NIACE, 2010)

Note

  1. Docente Università della Libertà di Udine, esperto nel campo dell’educazione degli adulti con vasta esperienza nel settore delle attività europee.
  2. N. Longworth, Learning Cities, Learning Regions, Learning communities – Lifelong learning and local government, 2007.

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