Un dialogo possibile tra lavoro e competenze

Un supporto per le politiche dell’occupazione

L’efficacia delle politiche attive per il lavoro passa anche attraverso la possibilità di leggere e mettere in relazione le caratteristiche dei lavori con le competenze possedute dalle persone.

Linguaggi diversi

Nel dibattito italiano sulle politiche per il lavoro e sulle varie riforme intervenute negli ultimi vent’anni, accanto ai fattori connessi alle risorse finanziarie investite nei servizi per il lavoro, agli assetti istituzionali e organizzativi del sistema dei soggetti che erogano tali servizi, alla governance tra pubblico e privato, non sembra aver avuto adeguato spazio il tema di come fronteggiare l’asimmetria informativa che esiste tra domanda ed offerta di lavoro: quali lavori per quali competenze. Più in generale il tema delle competenze (da formare, da riconoscere, da certificare) è rimasto collocato in un territorio a sé stante rispetto al lavoro, ai processi di produzione di beni e servizi, al sistema economico. Questa sostanziale separazione si riflette anche nella “strumentazione” impiegata per la rilevazione della domanda e dell’ offerta ai fini del loro incontro, generalmente identificata attraverso la codifica del sistema statistico di rilevazione quantitativa dei fenomeni (classificazione ATECO per le attività economiche e classificazione CPI per le professioni), che mal dialoga con il linguaggio delle competenze, determinando nel tempo il ricorso alla creazione di repertori di emanazione istituzionale e non, in cui sono stati fissati i riferimenti standard per l’identificazione delle conoscenze e capacità distintive dei diversi profili professionali. Tali repertori a partire soprattutto dagli anni 2000, nascono prioritariamente per “guidare” la formazione delle competenze e costituiscono quindi uno strumento di programmazione e governo delle politiche di istruzione e formazione professionale che, nel complesso equilibrio degli assetti costituzionali italiani, si articolano tra Governo centrale e Regioni/Province autonome. Il dialogo difficile tra lavoro e competenze è quindi risultato ulteriormente ostacolato dalla pluralità dei riferimenti repertoriali creati a livello locale e nazionale per identificare le competenze.

Atlante del lavoro e delle qualificazioni: una nuova “infrastruttura”

È con il D. Lgs 13/20131 , attuativo dell’art. 4 commi 50 e seguenti della Legge 92/2012, che riconosce il diritto del singolo individuo all’apprendimento permanente ed al riconoscimento delle competenze comunque acquisite, che si pongono le basi per il raccordo dei diversi Repertori in un unico Repertorio nazionale, in cui sono descritte in forma standard le competenze acquisibili in percorsi di apprendimento formale, non formale, informale, riconoscibili e certificabili sulla base di standard di sistema, di processo e di attestazione condivisi a livello nazionale. L’operazione di raccordo – che doveva far salvi i Repertori esistenti, pur in una prospettiva di loro progressiva armonizzazione – ha richiesto la costruzione di una “infrastruttura” di correlazione che inevitabilmente doveva porsi come terza rispetto ai repertori stessi, una sorta di meta-quadro di riferimento al quale ricondurre – attraverso criteri e metodologia condivisi – i diversi Repertori per renderne comparabili le competenze in essi contenute. Questa è sostanzialmente la genesi dell’Atlante2 del lavoro messo a punto da INAPP3 , attraverso un percorso di condivisione istituzionale con Ministeri e Regioni/Province autonome4 e l’elaborazione di un impianto concettuale e metodologico la cui prospettiva va oltre la finalità prioritaria di rendere possibile la costruzione del Repertorio nazionale dei titoli e delle qualificazioni di cui al D.Lgs 13/13. Atlante infatti, proprio perché deve fornire una infrastruttura di comparazione e raccordo tra Repertori di competenze, non “parla” di competenze, ma di attività lavorative, ovvero delle performance che il possesso di competenze permette di presidiare. Atlante è quindi una modalità di leggere il lavoro funzionale a permettere la “collocazione” delle competenze necessarie alla realizzazione del lavoro stesso5 . Il raccordo tra ciascun Repertorio esistente e Atlante si fonda esattamente sulla correlazione delle competenze (e dei profili intesi come insieme di competenze) presenti nei repertori alle attività che in Atlante descrivono in forma standard tutti i processi produttivi in tutti i settori economici; in tal modo, attraverso Atlante, è stato definito il Quadro Nazionale delle Qualificazioni regionali, ovvero lo spazio in cui le qualificazioni rilasciate dai sistemi regionali sono messe in relazione con i processi di lavoro, permettendo la lettura delle equivalenze esistenti tra qualificazioni di Regioni diverse e – in prospettiva – la progressiva standardizzazione dei repertori stessi.

Le potenzialità di atlante per le politiche attive del lavoro

La costruzione di un dispositivo come Atlante – originale nel panorama europeo – apre tuttavia ulteriori “spazi di manovra” anche sul versante dell’incrocio tra domanda di lavoro ed offerta di competenze, proprio perché permette di mettere in relazione oggetti concettualmente distinti – attività e competenza mantenendo l’integrità ontologica di ciascuno di essi. Da una parte, infatti, l’impianto di Atlante si fonda sui sistemi di classificazione statistica delle attività economiche e delle professioni, dall’altra, attraverso l’articolazione in Aree di attività, Attività e Risultati Attesi permette l’apprezzamento del livello di complessità delle performance in termini di autonomia e responsabilità che costituiscono uno dei criteri identificativi delle competenze. Laddove quindi gli standard di competenze definiti nei Repertori trovano correlazione con le Attività e con i Risultati Attesi descritti in Atlante, essi diventano dei riferimenti potenti non solo per la progettazione di percorsi di sviluppo delle competenze, ma anche per la lettura e quindi il riconoscimento delle competenze sviluppate ed acquisite dalle persone in contesti anche diversi dall’apprendimento formale. In tal senso il lavoro di correlazione tra Repertori ed Atlante costituisce anche una “verifica di tenuta” della qualità dello standard di competenze, ovvero della sua capacità di identificare il risultato del processo di apprendimento (learning out come) piuttosto che il contenuto dell’apprendimento formale (cui in origine erano prevalentemente finalizzati i Repertori), diventando quindi uno strumento a supporto non solo della programmazione formativa, ma anche della erogazione di interventi e servizi per il lavoro È evidente, infatti, il potenziale che la nuova “strumentazione” (Atlante + 58 ORIENTAMENTO E LAVORO standard di competenze) mette a disposizione delle politiche attive (e ancor più appropriato sarebbe definirle “attivanti”) in termini di:

  • lettura della domanda di lavoro attraverso una più puntuale conoscenza – attraverso i riferimenti ad Atlante – dei processi e delle attività per le quali si determinano le vacancy, con tutti gli sviluppi anche in tema di analisi dei fabbisogni;
  • lettura del bagaglio di competenze acquisite (attraverso apprendimento formale, ma anche attraverso altre esperienze non formali e informali), individuazione dei gap e definizione delle azioni per colmarli, nonché possibilità di valutare i costi di transizione nella riqualificazione.

Prima ancora che per certificare, la lettura è funzionale a fa emergere le competenze possedute (in quello che nel sistema nazionale di certificazione delle competenze definito dal D.Lgs. 13/13 viene identificato come processo di “individuazione”), con tutta la valenza di responsabilizzazione e, quindi, di attivazione dell’individuo che un simile processo riveste, tenendo anche conto delle esigenze connesse alla condizionalità nell’erogazione delle misure di politica attiva che impongono di disporre di modalità efficaci di cogliere le caratteristiche non solo quantitative, ma soprattutto qualitative dei destinatari 6 .

Il repertorio delle qualificazioni del Friuli Venezia Giulia

In questo scenario di ulteriori funzioni d’uso di Atlante, il Repertorio delle qualificazioni regionali del Friuli Venezia Giulia è uno dei repertori che – in forza anche delle proprie caratteristiche originarie – meglio può sfruttare le nuove potenzialità offerte soprattutto nella “filiera” dei servizi al lavoro per costruire percorsi di messa in trasparenza e riconoscimento delle competenze pregresse ai fini della loro certificazione (e quindi della loro “spendibilità” nel mercato del lavoro) e/o del loro riconoscimento in termini di credito in ingresso a percorsi di apprendimento formale per l’acquisizione di ulteriori competenze. Il Repertorio può infatti contare su due caratteristiche strutturali fondamentali:

  • auto consistenza dei singoli standard di competenze (Qualificatori Professionali Regionali – QPR) che identificano learning outcomes correlati a singole performance (“Comprovata capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale”)
  • completamento del sistema descrittivo con la Scheda delle Situazioni Tipo (SST) intesa come “Schema di classificazione della complessità esecutiva di una competenza (QPR), attraverso un insieme di situazioni lavorative a difficoltà crescente, identificate sulla base degli elementi caratterizzanti le condizioni di esercizio (contesto di riferimento, prodotti/ servizi realizzati, attività previste, strumenti richiesti, tecniche applicate, materiali utilizzati, ecc.)” (EffePi FVG, 2014)

Quest’ultima componente appare decisiva per un sistema che deve permettere di apprezzare e valutare le competenze delle persone fornendo riferimenti unitari agli operatori dei servizi. Non è un caso che anche per Atlante si sta provvedendo alla individuazione, per ciascuna delle Aree di Attività in esso contenute, delle Schede di caso “che rappresentano la descrizione di “situazioni tipo” di esercizio, in contesti professionali, di attività lavorative” 7 (Cfr. Gruppo tecnico 2015).

Prospettive

Appare evidente che la messa a punto di un sistema di standard così ricco ed articolato costituisce uno strumento formidabile per potenziare l’efficacia delle misure e dei servizi per accompagnare e supportare le persone nei percorsi di ricerca e reinserimento lavorativo, così come nei percorsi di riqualificazione professionale; è tuttavia fondamentale:

  • rendere accessibile la strumentazione di lettura (Repertorio regionale e Atlante) agli operatori facendone comprendere l’articolazione e le condizioni di utilizzo
  • evitare che, soprattutto sul versante della lettura delle competenze, l’eccesso di informazioni e riferimenti standard si frapponga – anziché facilitare – alla lettura delle realtà dei percorsi professionali individuali
  • monitorare le prime fasi di adozione ed utilizzo dei dispositivi nei diversi contesti d’uso (rilevazione delle vacancy sul versante dell’espressione della domanda di lavoro, lettura degli apprendimenti pregressi e individuazione e validazione a fini di riconoscimento crediti o certificazione delle competenze sul versante degli individui) al fine di verificarne l’efficacia e migliorarne le funzionalità.

A livello nazionale, si stanno muovendo i primi passi lungo queste direttrici, nell’ottica di una costante manutenzione dei contenuti di Atlante volta a cogliere, attraverso l’apporto diretto dei soggetti portatori del know how settoriale, le caratteristiche distintive dei processi e delle attività lavorative e dei mutamenti che esse subiscono in ragione delle evoluzioni tecnologiche ed organizzative che, seppur in misure diverse interessano tutti i settori. Parallelamente, sul versante del Repertorio nazionale dei titoli e delle qualificazioni, si sta procedendo a correlare ad Atlante le figure professionali che costituiscono il Repertorio degli standard per i percorsi di IeFP nell’ambito del processo di manutenzione previsto dalla normativa8.

Sul versante dei sistemi regionali, il percorso attuativo sta avanzando con velocità diverse, anche in ragione del sostanziale mutamento di prospettiva che il nuovo sistema di standard e di riferimenti comporta, riponendo al centro delle politiche e degli interventi la persona con le sue competenze e la sua relazione con il lavoro, anch’essa profondamente mutata nel nuovo scenario economico globale.

Nella Regione Friuli Venezia Giulia la seconda fase del Piano Integrato di Politiche per l’Occupazione e per il LavoroPIPOL per il periodo 2018-2020 ha aperto una prima fase di attuazione di quanto definito a livello normativo e regolamentare, prevedendo una misura9 di messa in trasparenza delle competenze delle competenze acquisite in esperienze pregresse e spendibili come crediti per il rientro in formazione finalizzata al conseguimento di qualificazioni spendibili nel mercato del lavoro. Sarà importante in questa fase – più che i numeri raggiunti – monitorare la qualità del processo di erogazione, soprattutto sul versante dell’utilizzo del sistema di standard nazionali/regionali e sull’efficacia dei diversi strumenti a tal fine messi a punto, nonché sulla loro accessibilità sia da parte degli operatori preposti ai servizi sia degli utenti finali.

È indubbio comunque che per il contesto regionale dei servizi di orientamento al lavoro e di supporto dell’incontro tra domanda ed offerta, così come per la formazione per la qualificazione e riqualificazione professionale, il sistema nazionale/regionale di standard per il riconoscimento delle competenze apre nuove prospettive di lavoro e lancia nuove sfide agli operatori coinvolti.

Elena Sposato
Consulente per le politiche dell’apprendimento e del lavoro Firenze

 

L’articolo è stato pubblicato nella rivista Quaderno di orientamento – numero 53 – secondo semestre 2018.

Tutti i numeri della rivista sono consultabili al seguente link

 

Note

  1. Decreto legislativo 16 gennaio 2013 n. 13, Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell’articolo 4, commi 58 e 68, della Legge 28 giugno 2012, n. 92.
  2. https://atlantelavoro.inapp.org/
  3. INAP: Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (ex ISFOL).
  4. Decreto Interministeriale giugno 2015, Definizione di un quadro operativo per il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali e delle relative competenze, nell’ambito del Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 16 gennaio 2013 n. 13.
  5. Riccardo Mazzarella, Francesco Mallardi, Rita Porcelli, Atlante lavoro. Un modello a supporto delle politiche dell’occupazione e dell’apprendimento permanente, SINAPPSI, Anno VII, n. 2-3/2017
  6. Il tema della cosiddetta “profilazione” dell’utente va in tal senso rimesso al centro della riflessione sul potenziamento dell’efficacia dei servizi per il lavoro, recuperandone la dimensione qualitativa e facendone uno strumento attraverso il quale prendere in carico l’utente per delinearne in maniera non superficiale ed astratta il profilo di occupabilità. In tal senso sembrerebbero andare le Linee guida per gli operatori dei Centri per l’impiego (profilazione qualitativa), approvate da ANPAL (Cfr. Deliberazione 19/2018 del 23 maggio 2018), le quali però necessitano della messa a punto di una metodologia condivisa a livello nazionale che potrebbe avere in Atlante un riferimento importante.
  7. Riccardo Mazzarella, Francesco Mallardi, Rita Porcelli, Atlante lavoro. Un modello a supporto delle politiche dell’occupazione e dell’apprendimento permanente, SINAPPSI, Anno VII, n. 2-3/2017.
  8. Allegato 1 dell’Accordo in Conferenza Stato Regioni del 27 luglio 2011, integrato il 9 gennaio 2012, che ha istituito il Repertorio delle figure di IeFP.
  9. In particolare il Programma 73 del POR FSE 2014/2020; cfr. DGR 194/2018 PIPOL II FASE. PIPOL 18/20. Delibera di Giunta regionale Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia n. 194 del 2 febbraio 2018, Piano integrato di politiche per l’occupazione e per il lavoro.

Bibliografia

  • ANPAL, (2018) Linee guida per gli operatori dei Centri per l’impiego (profilazione qualitativa).
  • Mazzarella, R., Mallardi, F., Porcelli R, (2017) Atlante lavoro. Un modello a supporto delle politiche dell’occupazione e dell’apprendimento permanente.
  • SINAPPSI, Anno VII, n. 2-3/2017. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, (2018) Il Repertorio delle qualificazioni regionali.

Sitografia

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