Da Verona a New York per realizzare il suo sogno: Lidia Caricasole ha risposto alle nostre domande raccontandoci la sua esperienza presso la prestigiosa scuola di danza Juilliard.
fotografo Andrea Dal Prato
Come ti sei formata per diventare una ballerina?
Fin dall’età di cinque anni imitavo le mie sorelle durante la loro lezione di danza pomeridiana, poco dopo ho anch’io preso parte al corso offerto dalla mia scuola elementare. All’età di 8 anni, volenterosa di prendere la disciplina con più serietà, mi sono iscritta alla Vic Ballet Academy di Verona, dove ho studiato per 11 anni fino a quando non sono partita per gli Stati Uniti. Lì studiavo tutti i pomeriggi con lezioni di classico, contemporaneo, punte e neo jazz. I miei insegnanti, Hans ed Anat, mi hanno poi aiutata a raggiungere i miei obiettivi appoggiandomi nel percorso di audizione per i diversi conservatori da me prescelti.
Ci racconti la tua vita alla Julliard?
fotografa Sacha Grootians
Come è stata finora l’esperienza a New York?
In generale la città è elettrizzante, indubbiamente molto stimolante per chi lavora nel campo delle arti dello spettacolo. Mi sto concedendo del tempo per conoscerla meglio. Talvolta è semplice rimanere rinchiusi in casa per la stanchezza, ma spronandosi ci si rende conto che un pomeriggio passato fuori giova molto di più di parecchie ore di sonno durante il weekend. E’ vitale mettere il naso fuori da scuola.
C’è un balletto in particolare al quale sei legata?
Non sono mai stata una grande appassionata di balletti classici, motivo per cui non mi sento particolarmente legata ad alcuno di essi. Ho dei coreografi di danza contemporanea che mi aiutano in me le stesse emozioni che qualcun altro probabilmente proverebbe guardando un balletto.
Quando è stata la prima volta che sei salita su un palco?
Sono salita sul palco per la prima volta a nove anni, ricordo fosse stata una grande emozione, e da lì è stato tutto un crescendo. Ora le emozioni che provo dietro le quinte sono probabilmente le più forti di sempre.
Qual è il più grande sacrificio che hai fatto per la danza?
In passato ho sacrificato molto del mio tempo libero da adolescente a favore della danza. Trovavo che questa passione mi stesse costringendo a crescere molto in fretta: mentre i miei amici uscivano io ero a danza o a casa a studiare, ho saltato molte volte le gite scolastiche per poter risparmiare soldi per le audizioni. Non mi pento della mia scelta perché sono sempre stata molto motivata in quello che facevo, ma certamente quel tempo è una delle cose che non avrò indietro.
fotografa Silvia Sartori
Hai un desiderio o un sogno che ancora non sei riuscita a realizzare?
Di desideri e progetti ne ho molti, si tratta solo di svilupparli nel tempo. Al momento sto esaudendo quello di organizzare degli eventi, tra cui Verona Summer Dance Lab quest’estate. Cerco sempre di mantenere dei progetti su cui lavorare in parallelo ai miei studi alla Juilliard perché è anche un modo per far crescere la motivazione e coltivare passioni al di fuori della routine impegnativa. Serve sempre qualcosa per distrarsi! Ci sono molti altri sogni nel cassetto che col tempo spero di poter portare a termine.
Perché hai scelto la danza come professione?
Ho scelto la danza come professione perché è sempre stata una mia passione a cui ho deciso di dedicare molto impegno. Al termine dei miei studi al Liceo Artistico di Verona ad indirizzo design della moda, mia altra passione fin da piccolina, ero indecisa su cosa proseguire. Poi mi sono resa conto che la danza comunque consente una carriera non poi così lunga, motivo per cui ho deciso di dedicarmici ora e poi in futuro eventualmente approfondire altre passioni tra cui la moda. Alcuni mi hanno chiesto perché ho scelto di proseguire gli studi in un conservatorio di danza invece che entrare direttamente a lavorare in una compagnia. La scelta anche in questo caso è stata motivata dal fatto che il conservatorio mi fornisce una formazione a 360 gradi che mi permetterà di lavorare nel mondo della danza non solo come ballerina ma anche in altri modi. Credevo questo fosse fondamentale per me, e certamente mi avrebbe dato una marcia in più in futuro nel raggiungere altri obiettivi che mi sono prefissata.
fotografo Alex Sargent
Scritto da: Vittoria Minali