In un mercato del lavoro liquido e costantemente aperto verso nuovi orizzonti, si stanno facendo strada nuovi paradigmi educativi, con lo scopo di fornire ai giovani le competenze chiave per emergere.
Una ricerca del dicembre 2017 della società di consulenza McKinsey Global Institute evidenzia che entro il 2030, grazie alla crescente automazione, verranno “persi” fino a 800 milioni di posti di lavoro tradizionali.
Il report, in lingua inglese, è consultabile qui.
Questo scenario non va letto tuttavia soltanto in ottica negativa: accanto alle professioni che verranno cancellate, ne nasceranno di nuove, e richiederanno una forte componente “umana”, senza la quale la tecnologia, per quanto evoluta, non avrà senso di esistere.
Per guidare studenti e neolaureati ad affrontare un futuro denso di incognite e di opportunità sono sorte nuove iniziative, che hanno visto un’inedita alleanza fra mondo della cultura, della ricerca e dell’imprenditoria.
Spostando il focus dall’ambito globale a quello italiano, il nostro Bel paese ha scelto di puntare su una parola chiave: contaminazione.
Questo termine, declinato nel suo significato tradizionale, assume una valenza negativa, ma se applicato all’innovazione del tessuto produttivo e industriale, assume tutta un’altra valenza; contaminazione fa rima con condivisione di idee e progetti, scambio di competenze, apprendimento basato su nuovi schemi educativi, organizzativi e valoriali.
Ispirandosi anche a questa accezione di “contaminazione”, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha stanziato dei fondi per la creazione di nuovi progetti multidisciplinari su tutto il territorio nazionale, a partire da novembre 2016.
In particolare, alle Università statali e non statali è stata offerta la proposta della costituzione di più “Contamination Lab” (C LAB), con una copertura complessiva di 1,98 milioni di euro per le regioni settentrionali e di 2,97 milioni di euro per il Mezzogiorno e le isole.
Nella presentazione dei progetti, il “modello Veneto” è risultato particolarmente performante, con l’Università di Padova prima nelle graduatoria per il miglior progetto presentato, ricevendo un contributo ministeriale di 300.000 euro (fonte MIUR).
L’ateneo patavino ha fatto da apripista al progetto Contamination Lab Veneto, coinvolgendo anche l’Università di Verona e il Polo Interateneo di Vicenza.
Laureandi, docenti, dottori di ricerca e professionisti provenienti dalle imprese hanno scelto di collaborare, scommettendo su un concetto d’innovazione che sia in grado di promuovere i nuovi talenti emergenti, trasformando idee creative in percorsi imprenditoriali.
La soluzione non riguarda la copia pedissequa di modelli sviluppatisi all’estero, come quello delle startup americane, quanto l’adattamento di tali modelli al tessuto economico e produttivo di un territorio trainato dalle PMI (piccole e medie imprese), che non possono permettersi il lusso di restare in disparte ed evitare di affrontare le sfide della globalizzazione.
Il modello organizzativo su cui si incardinano i C-Lab prevede che le strutture deputate a ospitare questi percorsi di “contaminazione multidisciplinare” siano i co-working e i co-living; si tratta di realtà che sul piano funzionale e del design prevedono un nuovo concept di ufficio, nel quale postazioni di lavoro in open space coesistono con altre racchiuse in sale riunioni più piccole. I co-living che aderiscono all’iniziativa si caratterizzano nello specifico per la formula campus, che prevede veri e propri spazi di coabitazione che ospiteranno i candidati; si dà luogo in questo modo a un’esperienza ancora più immersiva, non soltanto sul piano professionale e formativo, ma anche su quello relazionale e umano.
I co-living sono nati sulla scia della tendenza del nomadismo digitale, che consente ai professionisti digitali di mutare spesso residenza e sede di lavoro, abbracciando l’idea di effettuare spostamenti frequenti; un’efficace gestione del tempo e delle scadenze di lavoro, unita a una buona dose di autodisciplina e apertura mentale, rappresentano un cocktail vincente per coloro che hanno intenzione di adottare quella che si può definire come una nuova filosofia di vita.
I partecipanti che opteranno per il percorso del co-living svilupperanno e perfezioneranno nel corso di 5 mesi un progetto proposto da una realtà aziendale e avranno modo di rendere più appetibile il loro Curriculum Vitae. Informazioni più dettagliate sono reperibili su www.jobcampus.it.
Sia i co-working che i co-living ospitano ambienti generalmente più informali rispetto a quelli di lavoro tradizionali; in essi è possibile sperimentare un apprendimento condiviso, che metta in luce le soft skill (ovvero le competenze trasversali), in un’ottica improntata alla relazione con gli altri; questo modello “ibrido” di formazione traccia un solco anche rispetto agli schemi della formazione d’aula, tipica dei contesti scolastici e universitari standard. I giovani vengono preparati allo sviluppo di una mentalità professionale più duttile e malleabile, pronta a concepire un costante aggiornamento delle competenze: basti pensare che nelle nuove professioni digitali, ciò che viene appreso rischia di diventare obsoleto entro 5 anni.
Coloro che prendono parte a questi percorsi vengono definiti “C-Labber” e vivono un’esperienza di 6 mesi che consente loro di acquisire i rudimenti della formazione imprenditoriale (o Entrepreneurship Education) e vivere il futuro da protagonisti.
Una volta terminato il percorso, alcuni giovani svilupperanno progetti imprenditoriali autonomi, mentre altri potranno optare per percorsi verticali di specializzazione digitale, diventando consulenti esperti in graphic design, User Experience, A.I, realtà virtuale e aumentata, gamification, Big Data e sicurezza informatica (cyber-security).
Esiste inoltre la possibilità che dopo la fine della loro esperienza, gli studenti facciano il loro ingresso nel mercato del lavoro optando per settori tradizionali (come quello della moda, automotive, enogastronomico, turistico), introducendo in essi innovazioni di processo o di prodotto derivanti dalla digital transformation.
Il C Lab di Padova ha predisposto un bando di selezione con la copertura di 50 posti per un percorso semestrale, che va da marzo a ottobre 2019. I partecipanti possono accedere alle attività a titolo gratuito e potranno contare su un affiancamento che li supporterà nel prendere parte a competizioni nazionali e internazionali per il finanziamento dei progetti imprenditoriali.
La scadenza per l’inoltro della domanda di partecipazione al bando “C_Lab co-working: seconda edizione 2019″ è fissata al 12 marzo alle ore 13,00. A questo link, potete trovare istruzioni utili alla compilazione della candidatura.
I C-Labber possono formare dei veri e propri team e mettersi in gioco per vincere premi in denaro.
In particolare, al miglior co-living classificato che prenderà parte alla competizione predisposta da C-Lab Padova, verranno dati in premio 1500 euro, da versare a ciascun componente dei due team più performanti; nel caso dei co-working, invece, il team primo classificato riceverà un premio di 8.000 euro, il secondo ne riceverà 4.000 e il terzo ne riceverà 2.000.
Al di là del valore economico in sé, il premio in denaro rappresenta un forte incentivo a quella cultura di iniziativa imprenditoriale e meritocrazia della quale il mondo del lavoro ha fortemente bisogno.
Il calendario delle attività del C Lab prevede l’inizio delle attività per venerdì 12 aprile e il termine delle stesse per fine settembre.
Saranno predisposti 4 moduli distinti che impegneranno i partecipanti ad attività funzionali al raggiungimento dei loro obiettivi professionali.
- Il primo modulo, denominato CLabTraining, prevede una sessione formativa durante le quali saranno affrontati i temi legati allo sviluppo imprenditoriale e all’innovazione.
- Il secondo modulo, definito come TeamLab, sosterrà i partecipanti allo sviluppo di un’idea imprenditoriale in un contesto di team-building multidisciplinare; alla fine del percorso, ciascun gruppo presenterà un proprio project work. In questo modulo saranno di vitale importanza i contatti con le aziende, che forniranno ai giovani consigli mirati all’affinamento dei loro progetti.
- Il terzo modulo prende il nome di EventLab ed è costituito da workshop e seminari specialistici utili allo sviluppo delle competenze imprenditoriali e relazionali.
- L’ultimo modulo, denominato ContaminationCamp#innovation, prevede la partecipazione a una summer school immersiva di 3-4 giorni, che ispirerà i corsisti a sperimentare un’ulteriore spinta creativa nello sviluppo di soluzioni di business fuori dagli schemi.
Per informazioni più specifiche, vi consigliamo di consultare gli allegati in formato PDF presenti nella sezione dedicata al C Lab Veneto del sito dell’Università di Padova.